mercoledì 4 luglio 2012

politica corrotta, informazione rubata ?


iniziamo a spegnere un po' di luci ...


.. e a ripensare il tutto

(anche nel web)

venerdì 29 giugno 2012

.. ma quale società civile ?

ma che cos'è questa "società civile" ?
chi sono i "società civile" ?
che cosa vogliono i "società civile" ?

una possibile risposta

un bene comune ?

i "civili" della "società"

"notabilato"

giovedì 21 giugno 2012

attualità: monopolio politico locale

(mònos: «solo»)                                                                                                                               (pòlion, «vendere»)

Il monopolio politico locale è’ una forma di mercato (sistema) politico, territorialmente e temporalmente circoscritta, dove un unico “venditore” offre un pre-dominanante prodotto politico e “servizi”, nella quale non è previsto – per vari fattori legali e fattuali - che esistano sostituti o reali concorrenti.

Il soggetto monopolista ha così la gestione esclusiva dello spazio pubblico, del discorso che in esso scaturisce e di ogni arena decisionale che in quel contesto investa interessi pubblici o privati di rilievo.

La situazione si connota per l’assenza di efficaci alternative organizzative sociali o politiche,
anche per la costruzione strategica di ordini del giorno ed  iter istituzionali costituenti vere e proprie “dighe” di intervento e barriere di entrata per altri diversi operatori.

In questo monopolio  il soggetto monopolista controlla l'apparato istituzionale ed economico pubblico, l’intera offerta politica e informativa ed è in grado di esercitare un rilevante controllo sullo scambio politico, determinandone il “prezzo”, cambiando la direzione dell’”offerta” in modo discrezionale.

Il monopolista politico in genere muove le risorse pubbliche e fissa la quantità di “prodotto amministrativo” non in base agli interessi generali, ma in modo tale da rendere massimo il proprio profitto politico e quello del proprio entourage, escludendo qualsiasi forma di trasparenza e di rendiconto sociale.

Il monopolio politico in tempi brevi può dar luogo ad un fallimento del sistema socio-economico-culturale del luogo (definito anche default); per questa ragione in democrazia i monopoli di qualunque natura e tipo sono normalmente considerati incompatibili.                                                                         
Può essere fatta eccezione per i beni ed i servizi essenziali per la comunità, che in questo caso dovrebbero essere non solo di proprietà comune di tutti i cittadini, ma anche sotto il diretto controllo degli stessi attraverso forme organizzative adeguate e di garanzia, interna e di sistema.


M.B. 

venerdì 15 giugno 2012

beni comuni e capitalismo municipale




la lobby
                                                                                                                     i sottoboschi





domenica 3 giugno 2012

l'arroccamento dei capi .. e dei loro capibastone



(grandi e piccole)




"..quanto più si estende e si ramifica l’apparato ufficiale del partito, cioè quanto maggiore è il numero dei membri, quanto più si riempiono le sue casse, quanto più aumenta la stampa di partito, tanto più si riduce il potere popolare sostituito dall’onnipotenza dei comitati e delle commissioni (..) Gli ex lavoratori si appropriano di una routine che li fa ascendere sempre più al di sopra dei loro mandanti, così che infine perdono il senso di comunità con la classe che li ha espressi; ne deriva una vera differenza di classe tra i capi ex proletari e i gregari proletari (..) Con una sostituzione dei fini originari l’organizzazione diventa da  mezzo scopo e infine scopo assoluto (Michels 1909)

2012 .. i partiti non sono più in grado di:


* sentire, captare la domanda democratica latente di «identificazione» e di «senso»                                                                                                     
* avere visioni prospettiche, alternative e contemporanee della società, del territorio, delle istituzioni, dell'economia e del loro possibile e sostenibile sviluppo
* esercitare le più tipiche e normali funzioni di rappresentanza rispetto agli aggregati sociali di riferimento
* interpretare ed articolare con attenzione la domanda politica
* elaborare risposte e strutturare efficaci politiche pubbliche
* attingere competenze, saperi ad esperienze reali da ambiti specialistici
* tener distinto il partito dalle istituzioni, mantenendo separati i ruoli interni e privati dalle funzioni pubbliche di servizio
* essere contabilmente autosufficienti ed evitare di ritrarre le risorse finanziarie e organizzative per lo svolgimento dell’azione politica esclusivamente dalla simbiosi istituzionale
* controllare che non vengano privatizzate nella sfera personale dei leader tali risorse con decisioni unilaterali e verticistiche di impiego
* mantenere una dimensione organizzativa meritocratica e non di tipo elitistico e leaderistico per ogni diverso livello
* programmare l'attività interna sugli scopi costituzionali e statutari agendo invece esclusivamente per la definizione di candidature e nomine del personale politico cooptato e stabilizzato in correnti
* garantire che non si attuino forme di familismo e clientelismo
* evitare collateralità organizzative con fiancheggiatori soci delle leadership
* sviluppare una mentalità non demagogica, opportunistica e non meramente elettorale della partecipazione (‘primarie’ gestite)
* fare attenzione a non costruire false cornici cognitive entro le quali far muovere l'elettorato per ottenerne in ogni caso il consenso
* comunicare con gli interlocutori interni ed esterni con tempestività e trasparenza, sia come organizzazione complessiva che come specifica unità di rappresentanza
* rispondere dell’operato e dell’impiego delle risorse alle basi associative e agli elettori assoggettandosi a forme garantite di controllo istituzionale e sociale
* mantenere fede ai vincoli associativi e rispettare le normative autoprodotte, sanzionando energicamente ogni violazione 

sabato 12 maggio 2012

la tendenza: .. le sette politiche





sette per il governo locale
sette antagoniste
sette nostalgiche di vecchie ideologie
sette politico-religiose
sette su base micro-territoriale
sette intra-partitiche
sette para-politiche
sette politico-economiche



Settarismo 
intransigenza faziosa nel concepire, nel sostenere un'idea, un principio. La prassi di giudicare, vedere le cose con preconcetto, parzialità e assenza di spirito dialettico e di confronto.


Potere
se il potere di un individuo immesso in un ruolo politico si esplica nell'ambito di un ordinamento legale e di una organizzazione formale il potere di questo trova limiti e confini determinati, legali ed etici.
Al contrario il potere di un capo che assume un profilo carismatico non trova alcuna pre-definizione e precisazione, tende quindi ad essere arbitrario ed illimitato. 


Manipolazione
nella sfera politica manipola chi intenzionalmente, con artifici, con strumentali  mezzi di comunicazione e distorti mezzi di informazione, mira a condurre le persone - spesso passive ed inconsapevoli - sulle quali ha autorità e potere  verso modi di pensare, credenze, stili di vita, comportamenti funzionali ai propri interessi: assolutamente, esclusivamente, privati e normalmente anti-sociali.


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Laicità
in senso politico e sociale denota la rivendicazione da parte di un individuo, o di un gruppo, a conservare autonomia intellettuale e decisionale rispetto a ogni tentativo di condizionamento ideologico, morale o religioso posto in essere da altri.

giovedì 10 maggio 2012

..parenti e amici ... il riassetto


candidature, assunzioni, nomine


sempre gli stessi 
                  amici o parenti,
                               o parenti degli amici,
                                             o parenti dei parenti,
                                                                  o amici degli amici 




Verona 260.000 abitanti, una tra le più importanti e ricche città italiane 
in realtà un sistema sociale, istituzionale ed economico bloccato


familismo,  clientelismo portati al paradosso ...


un centinaio (soltanto) gli "intelligenti"
una questione politica e sociale ?  
no.. si direbbe un grosso problema sanitario, di salute pubblica

cittadini ciechi che non vedono che il "RE" è nudo, 
assolutamente nudo e incapace !




- partiti
- associazioni di categoria
- istituzioni
- università
- agenzie
- enti e società pubbliche
- consulenze
- appalti
- commissioni pubbliche
- autorità di controllo

Approfondimenti


dai referenze familiari (o di partito) sono una garanzia
.. e se sei "trombato" c'è sempre qualcosa per te

il conflitto di interessi che sta trasformando la nostra società
ex stalingrado



Soluzioni
voci isolate in partiti a rischio ...
le audizioni pubbliche per candidati a cariche istituzionali
sorteggiamo i competenti

venerdì 4 maggio 2012

6/7 maggio ...


Verona

i sondaggi

la stampa locale

risultati


Nazionali 




 Astensione 36.5% 


 Astensione + 5 Stelle 43.6 % 


martedì 17 aprile 2012

il giornalismo locale... fuori dal tempo


Egregio Direttore del quotidiano L'Arena
27 marzo 2012

Spaziocivico aveva inoltrato qualche giorno fa un richiesta formale di rettifica di un articolo inerente l'etica pubblica, sottolineando che, prima di tutto nell'interesse generale ad una corretta informazione, ciò si richiedeva che avvenisse puntualmente nei termini dell'art.8 delle legge sulla stampa. Così non è stato e ci è stato concesso (in via straordinaria) di apparire come lettori questuanti che scrivono una lettera al direttore. C'era da attenderselo: non per questo consideriamo da parte vostra assolto il dovere di dare una piena e corretta informazione ai cittadini su un tema così rilevante come quello evidenziato, soprattutto in questo momento in cui tutte le nostre principali istituzioni nazionali sono coinvolte nell'improcrastinabile adempimento delle prescrizioni comunitarie in tema di lotta alla corruzione, legalità e trasparenza; dettati fino ad oggi, per i motivi a tutti più che noti, costantemente disattesi anche nel nostro ambito locale (con i relativi effetti di rating e ranking).
Dobbiamo osservare invece come, in pesante controtendenza con l'opinione pubblica, il suo quotidiano subisca sempre di più quel tipico difetto dell'informazione provinciale, che è dato dalla scarsa autonomia dal contesto politico, per meglio dire dei partiti e delle establishment che ad essi fanno riferimento, escludendo dalle cronache i soggetti ed i temi che possano in qualche circostanza sviluppare un'indipendente profilo di promozione civica e culturale, ma che proprio per questo contrastino con i sempre più anacronistici interessi del comparto politico.
Promuovere l'etica per le nostre istituzioni colpite dal più basso clientelismo e familismo (facilmente visibile e dimostrabile) è operazione di promozione sociale, culturale e persino politica, e lo sarebbe anche in termini di responsabilità informativa e divulgativa. Tacendo su questa istanza invece le vostre redazioni partecipano nel rendere ancora più "partitica" , non trasparente, autoreferenziale, la sfera pubblica, contribuendo a generare un ulteriore blocco di un sistema sociale ed economico già in grave deficit di connessioni con la comunità e di apertura verso le grandi tematiche civili promosse dagli organismi internazionali. Tutto questo in un momento in cui le migliori politiche comunitarie spingono verso modelli istituzionali e relazionali improntati alla pubblicità, trasparenza e partecipazione; ed ancora, in una situazione in cui lo stesso governo tecnico deve scegliere in molte circostanze la strada non corporativista.
Che altro dire ?
Speriamo che nasca in lei, e in quelle persone che svolgono il delicato compito di gestire l'informazione locale, una diversa consapevolezza del momento, qualche dubbio interpretativo ed un' ottica più realistica e diversa nella "lettura" della società che nelle vostre cronache intendete rappresentare.
Distinti saluti
Spaziocivico


ANNOTAZIONI

<< Nel giornalismo italiano ha per anni prevalso una rappresentazione partitocentrica della realtà. Per una molteplicità di fattori, per contingenze politiche e culturali, la comunicazione di massa italiana non ha mai goduto di una autonomia tale da potersi identificare come sistema indipendente da altri poteri, in particolare da quello politico. Il rapporto tra fonti politiche e mass media è stato consolidato, consuetudinario e strutturale; non a caso l'alto livello di partigianeria [ai limiti del servilismo] del giornalisti, conseguenza della fitta rete di rapporti da essi intrattenuti con i partiti ed i loro leader hanno spinto autorevoli commentatori (G.Pansa) a definire questi operatori dell'informazione come "giornalisti dimezzati" .>> (M.Mazzoni 2010)

<< La politica di oggi ha un potere appariscente, invadente, costoso ma "debole". In questo contesto emerge il timore dei partiti [..delle loro leadership] di essere spiazzati dall'accesso diretto ed esclusivo alle sedi di decisione e informazione  pubblica da parte di  gruppi e interessi che ad essi non facciano riferimento . Anche per questo permane [arroccata] la realtà di un potere partitico in sgretolamento, intollerante nei confronti di una nuova capacità negoziale autonoma della società civile e, in essa, dei diversi soggetti e corpi sociali. >> (S.P.)


sabato 31 marzo 2012

le amministrative del 2012

MAGGIO 2012

METAMORFOSI DELLA POLITICA LOCALE

DAL CANDIDATO AL FIANCHEGGIATORE

Partiti in crisi, anzi in sequenza suicida .. e allora ?


Dalla segreteria cittadina del PCDSL parte la direttiva:

Problemi di consenso: allora via, facciamo intervenire i nostri fiancheggiatori

con un nugolo di “civiche”. Così non si dirà che non ci sia stata una grande

partecipazione “civica” e così la (nostra) politica potrà continuare …

il popolo c'era, in fondo erano tutti candidati.


La civica degli uomini

La civica delle donne

La civica dei giovani

La civica dei vecchi

La civica degli sportivi

La civica dei sedentari

La civica degli intelligenti

La civica dei semplici

La civica dei ricchi

La civica dei poveri

La civica dell'acqua

La civica degli alberi

La civica degli automobilisti

La civica dei ciclisti

La civica dei cantanti

La civica degli stonati

La civica degli architetti

La civica degli avvocati

La civica dei commercialisti

La civica degli imprenditori

La civica degli alpini

La civica dei bagnini


infine

La civica delle maschere (quelle di primavera)

domenica 25 marzo 2012

tempo di voto: uno sguardo sulle realtà locali

Nelle cronache politiche delle reti nazionali e dei grandi media, ad ogni occasione ci vengono proposte opinioni, in vero trasversali, in base alle quali la la politica nazionale e gli assetti statali verserebbero in una condizione di sostanziale fallimento o di amministrazione straordinaria, mentre dall’altro lato i virtuosi comuni italiani (riuniti nella potente ANCI-lobby), legittimati dal rapporto diretto con la popolazione, darebbero ancora prova di resistenza, di capacità amministrativa e di ogni positivo agire rispetto alle comunità che essi rappresentano.

Tuttavia per quanto riguarda le situazioni locali nessuno fino ad oggi si è voluto rendere conto, o non ne ha dato sufficiente espressione e risalto, che esiste un problema di carattere strutturale che tocca persino l’essenza costituzionale, repubblicana e democratica dei nostri sistemi locali, quanto meno quelli di maggiori dimensioni. Per questi la crisi in realtà esiste ed è più profonda di quanto non sembri, e non cambierebbe di molto la situazione e la modalità con cui oggi si procede alle scelte in questo livello di governo anche qualora vi fosse la diffusa ripresa elettorale di una (molto) ipotetica opposizione o un'alternanza. In altri termini nei tanti frammenti municipali che compongono questo Paese ci troviamo in altrettanti piccoli e grandi default. Una moltitudine di sotto-sistemi bloccati, sia negli aspetti istituzionali che in quelli economico-sociali.

Vediamone alcune ragioni.

La legge per l’elezione diretta del sindaco, elaborata e scritta in un periodo diverso da questo (anni ‘90-’93 del novecento), supponeva che il problema principale di un ente territoriale sub statale fosse quello della governabilità. Vigeva ancora una concezione unitaria, sistemica, delle articolazioni pubbliche e non pseudo-federale, nonostante l’affermazione di qualche figura di spicco erano i partiti e le correnti che pigliavano tutto, non i singoli. Esistevano alcuni artificiosi contrappesi sia interni ai contenitori politici che nelle istituzioni, una sorta di anomalo pluralismo spartitorio, ma in questo modo tutto italiano un certo equilibrio di poteri e forze; il taglio netto del bipolarismo e la personalizzazione – che nelle realtà locali sono un fatto consolidato - erano un orizzonte piuttosto lontano. Come sappiamo il quadro è cambiato di molto e questi ultimi aspetti della vita politica sono diventati i tratti salienti dell’attuale regime e dei più piccoli sotto-regimi che compongono il mosaico italiano.

Se vogliamo utilizzare l’espressione regime riferendola ai luoghi in cui viviamo, la situazione è quindi ben peggiore di quella che quotidianamente ci viene presentata per lo Stato centrale. Oggi (anche) in base alla legge citata chi viene eletto sindaco, sia al primo turno che al ballottaggio, riceve una spinta plebiscitaria e, in base al meccanismo dei collegamenti delle liste e ad un premio in seggi senza precedenti, entra nel palazzo con una maggioranza bulgara a suo esclusivo sostegno. Così, quelli che ancora inopportunamente vengono chiamati assessori sono semplici delegati, revocabili dal loro mandato a discrezione e senza preavviso; la dirigenza viene di fatto sostituita dagli uffici di staff del nuovo sindaco, personale esterno sottratto al vincolo costituzionale per l’accesso al pubblico impiego e con contratti da managers privati e benefits vari. La stessa avvocatura municipale , se necessario, viene impiegata in preminente difesa di un solo soggetto, il sindaco, e così pure le consulenze - quelle ufficiali e visibili e quelle invisibili - tutte ugualmente finalizzate all’affermazione di colui che sta al vertice del palazzo. Le principali nomine negli enti e nelle aziende sono effettuate per Statuto dal sindaco stesso o dal suo, in senso letterale, Consiglio, e così la holding pubblica municipale, la più rilevante in senso assoluto sempre presente nel territorio, viene indirizzata e vigilata innanzitutto per far guadagnare consenso al suo azionista di riferimento.

Ed ancora, le relazioni dei gruppi di interesse diventano personali e non istituzionali; viene meno in questo modo ogni vincolo legale ed etico con esso trasparenza, economicità, adeguatezza… e prevale inevitabilmente l’interesse particolare rispetto a quello pubblico e generale. Il palazzo si trasforma da casa di vetro dei cittadini e per i cittadini, in sede privata degli interessi sia politici che privati della casta locale, trasversalmente e funzionalmente legata al sindaco, con i relativi clienti.

Tutto questo sul piano dell’ordinamento costituzionale e dei più generali principi democratici sarebbe già di per sé una pesante anomalia, se non fosse che un altro meno noto, ma ancora peggiore, assetto risulta essere intervenuto in modo devastante sulla democrazia locale. Eliminati per legge i controlli esterni di legittimità degli atti comunali; reso di fatto inoperativo il visto di legittimità del segretario generale, ben sostituito nelle funzioni apicali dal management para-privato del sindaco; negata ogni funzione di controllo sulla legalità dell’operato degli organi da parte della prefettura, che solo formalmente conserva le funzioni governative decentrate di garanzia; integralmente inapplicato il controllo disciplinare e contabile sulla dirigenza e sulle decisioni implicanti spesa adottate dagli organi politici; rifiutata ovunque ed energicamente l’introduzione di un codice etico vincolante per gli eletti locali; da ultimo eliminata la funzione amministrativa comunale della difesa civica.

Questo è il contorno istituzionale; questa è l’assenza di contrappesi, vale a dire regime.

All’esterno delle istituzioni, dal lato della cosiddetta società civile, se possibile, le cose vanno ancora peggio. Molte organizzazioni professionali e imprenditoriali in molti luoghi trovano utile semplificare i loro rapporti con il complesso pubblico (comune, provincia, regione, stato) investendo di fatto della loro rappresentanza in ogni sede l’entourage del sindaco, quindi il sindaco stesso, che in questo modo si trova ad agire come super-lobbista di ogni comparto, ed al contempo, come esterno ma determinante arbitro e gestore delle scelte delle diverse rappresentanze economiche e sociali, piegate di fatto a tale invasiva presenza. I media presenti, collegati negli assetti proprietari al ceto imprenditoriale, conseguentemente restano soggetti, senza alcuna possibilità di scampo, alla volontà del proprio azionista di riferimento, definiamolo pure attento editore, che, ancora una volta, indirettamente risulta essere il sindaco. Conclusione: nessun controllo sociale ed una rappresentazione della realtà, un’agenda, totalmente nelle mani di un efficiente e ben finanziato organismo multidisciplinare e para-istituzionale di consulenza politica, in larga parte pagato dal contribuente, solitamente ed erroneamente definito ufficio stampa del sindaco.

Il risultato ?

Un’immagine della città e di quanti vi risiedono completamente sovrastata dalla figura del primo e si potrebbe dire unico cittadino; una corte acritica più o meno allargata e accondiscendente che gravita e prospera attorno e per concessione di questa figura. Un’ipoteca politica, economica e culturale accesa in una tornata amministrativa e gravante su di un’intera comunità a esclusivo vantaggio di un individuo. All’interno della società civile, quella delle gente comune, invece una spaccatura netta tra coloro che si identificano acriticamente nel sindaco e coloro che si sentono lontani da questa visione e diversi: una ferita aperta che incide profondamente e negativamente sulla coesione sociale e culturale del luogo, se vogliamo, persino sulla compattezza e competitività del sistema.

m.b.

sabato 24 marzo 2012

e se i cittadini decidessero di scioperare ?







fonte: Tecné Italia

gennaio 2012 "area del non voto" 39%
marzo 2012 44% aprile 2012 56 %

quasi un italiano su due sceglie l'astensione come opzione politica


fonte: La Stampa 25 agosto 2011 (prima pagina)



"forse.. è ora di ritirare le deleghe
e diventare tifosi di noi stessi ..."


non un vero partito ma un grosso segnale